Il Ministero delle politiche agricole ha appena annunciato la firma del decreto da 1,5 miliardi che da il via ai bandi per l’Agrisolare finanziati dal PNRR. “L’obiettivo della misura – si legge – è quello di sostenere gli investimenti per la realizzazione di impianti fotovoltaici su edifici ad uso produttivo nel settore agricolo, zootecnico e agroindustriale, escludendo totalmente il consumo d suolo”.

Il decreto è un passo indietro epocale, direi un danno irreversibile, figlio di una visione pseudo-ambientalista, ideologica, che sparge ipocrisia e politically correct a piene mani, che penalizza non solo l’intero comparto agricolo, ma l’intero sistema energetico e produttivo nazionale italiano.

Infatti il limite della realizzazione di impianti fotovoltaici esclusivamente sui tetti fa sorridere, per non dire piangere, considerato che la presenza di tetti nelle zone agricole rappresenta un’eccezione residuale risibile, almeno con riferimento al caso Sardegna, contraddistinta, come noto, da un ampio territorio, una bassa incidenza demografica ed un’attività di allevamento all’aperto di tipo estensivo e non intensivo, ma ciò che mi pare obiettivamente più grave è la firma di un decreto scritto senza tenere in debito conto il prezioso lavoro fatto in questi ultimi anni sull’argomento da ENEA e Consiglio Nazionale della Ricerca (CNR), che attraverso progetti concreti hanno dimostrato non solo la piena compatibilità ambientale, ma l’assoluta raccomandabilità della realizzazione di impianti a terra, con determinati accorgimenti, condizioni, limiti, che in definitiva concorrono alla valorizzazione di quella biodiversità e diversità culturale che lo pseudo-ambientalismo pretende di difendere solo a parole.

Impianto a terra rialzato che permette le attività agricole

E’ della Revolution Energy Maker (R.E.M.) [7] una società leader nel fornire soluzioni tecnologicamente avanzate nel settore delle energie rinnovabili, un progetto sostenibile sull’agri-voltaico. R.E.M. ha sviluppato diversi brevetti riconosciuti su scala mondiale, che consentono di far coesistere ed ottimizzare la produzione di energia da fonti rinnovabili e la produzione agricola.  Da segnalare anche una proposta del Consiglio della Regione Veneto sul’argomento.

Ci sono poi online le linee guida elaborate da ENEA, che con dovizia di particolari e con la collaborazione delle più rappresentative aziende ed associazioni italiane ha offerto alla politica la soluzione ottimale che capace di massimizzare le esigenze energetiche con l’ambiente e la produttività agricola. Ma la politica dov’è quando si scrivono le leggi?

Mi auguro che almeno questa volta, in nome della grave emergenza proprio sul versante dell’indipendenza energetica ed alimentare, la politica faccia un immediato passo indietro modificando il decreto appena firmato con l’accoglimento delle linee guida e raccomandazioni di ENEA e CNR, restituendo al comparto agricolo il ruolo di protagonista della transizione di cui ha diritto e dovere di essere primo attore.

Parco Agrivoltaico con allevamento
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Chiudo e aggiungo, dopo aver sentito Fabio Roggiolani, che mi auguro di cuore che tutte le risorse vengano effettivamente e velocemente spese e che questi limiti non si riflettano sul raggiungimento degli obiettivi e che questi limiti vengano rivisti se tra qualche anno dovesse emergere che i risultati fossero molto al di sotto delle aspettative.

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